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406 partenza e ritorno.

e starci lungo tempo e andar sempre più giù. Ti parrà strano; ma per molti giorni, ad ogni rumore improvviso ch’io sentissi, allo sbatter d’un’imposta, al cader d’una seggiola, mi correva un brivido per tutta la persona.... — Questo povero giovane, ferito com’è, l’altra notte saltò giù dal letto in camicia e venne a domandarmi se avevo bisogno di nulla, perchè gli era parso ch’io mi fossi lamentato. Mi vergognai. Un imbelle e volgare febbricitante esser causa che un nobile ferito di baionetta s’incomodi per lui! Da quella notte in poi, ad ogni rumore ch’egli fa, sia anco russando, salto giù. —

— Il quartiere generale è a Padova, lo sai? Ieri, mentre dormicchiavo, mi vidi balenare sugli occhi un petto coperto di medaglie e di croci; guardo, è lui, è il «burbero benefico.» Ci stette un’ora. Entrai a discorrere della guerra; egli lasciò cadere il discorso; non sorrise mai; era molto tristo. Mi lasciò stringendomi a più riprese la mano e dicendomi con molta serietà: — Sii forte. —

La risposta è una protesta violenta, che dalle prime all’ultime parole va però gradatamente scemando di forza, tanto che comincia: — Sei proprio indegno dell’immenso bene che ti voglio.... Il cielo è ben crudele con me,... — e finisce: — Sia ringraziato il cielo; vedo proprio che ci protegge: e tu sii benedetto, mio buon Alberto.


Martellago, 15 settembre.

.... Finalmente! Siamo per la prima volta acquartierati a Martellago, poco lontano da Mestre; ho una camera! un letto! un tavolino! uno specchio! Oh felicità sovrumana! Tu non lo capisci, cara, che cosa voglia dire per noi possedere un po’ di casa dopo tanti mesi che si dorme in terra e ci si lava il viso nei rigagnoli.