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404 partenza e ritorno.

verso di me tre signore, una attempata, le altre due giovanissime (eran sue figliuole), belline, vivaci; e tutt’e tre mi si ferman davanti, mi fanno un inchino, mi domandan nuove della mia salute, mi dicono che sono scappate da Venezia, che son dirette a Mestre, che vogliono andare a Padova dai loro parenti, e che intanto sono felicissime di vedere un ufficiale italiano, — non n’avevano ancora veduto nessuno, io era il primo, — e mi fanno festa, mi affollano di gentilezze, ridendo, girandomi intorno, giungendo le mani in atto di ammirazione e di sorpresa, e tutto questo con una ingenuità e una grazia veramente incantevoli. Dopo ch’io l’ebbi ringraziate tutt’e tre con grande effusione di cuore, la mamma si voltò alle ragazze e disse loro: — Fategli vedere che cos’avete sotto il vestito. — Oh che diavolo? — io pensai. Le ragazze si peritavano. — Animo, alzate. — Alzate! — pensai di nuovo. — Animo, su, o che c’è da vergognarsi? — Io cadevo dalle nuvole. Le ragazze fecero ancora un po’ le ritrose, ridendo e coprendosi il viso con una mano; e poi, tutt’e due assieme, facendomi un grazioso inchino, tiraron su delicatamente con tutt’e due le mani la gonnella del vestito, e mi mostrarono una bellissima sottana fatta di tre pezzi, uno verde, uno bianco, e uno rosso con una gran croce bianca nel mezzo....

Risposta. — Cosa viene a fare codesta signora colle sue figliuole in mezzo a voialtri? Abbi giudizio. Te lo dico perchè so che ce n’è bisogno; hai una testa!


Padova, 5 settembre.

.... — M’ha preso la febbre, sono venuto a Padova, sono entrato nel l’ospedale dei Fate-bene-fratelli, m’hanno curato, sono guarito, e domani torno al reggimento: ecco tutto. T’ho voluto scrivere a fatto compiuto,