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partenza e ritorno. 393

ch’egli abbia inteso di passare la penna intorno ai segni delle lagrime di sua madre, e che ne sian riuscite così quelle figure.


Qui trovo una pagina intitolata: — Ciò che seguì il 28 giugno. — E dice:

— Mia madre era seduta alla tavola da pranzo, e aveva davanti un giovinetto, il figlio della nostra amica napoletana, e al fianco il mio vecchio papà. In mezzo alla tavola c’era una carta topografica.

— Se ne persuada, cara signora; — diceva il giovane; — la divisione Cugia non ha nè può aver preso parte alla battaglia; è evidente.

— Oh sì.... evidente! — esclamava mia madre scrollando la testa e passandosi la mano sugli occhi umidi di pianto.

— Ma sì; ma lo creda; e poi già... che serve ch’io lo dica? Lo dice la carta; guardi, senta. O la divisione Cugia è passata per ec. (e stringeva e scoteva l’uno dopo l’altro i diti della mano sinistra fra l’indice e il pollice della destra), e allora è impossibile che si sia trovata là nel momento in cui.... O è passata per quest’altra strada, e in questo caso non è ammissibile che possa esser giunta in tempo.... O finalmente, e questa è l’ultima, è passata dietro alla divisione che le stava a sinistra, e se questo è vero, è anche fuor di ogni dubbio, è chiaro, è indiscutibile, ch’essa si è spinta affatto fuori del campo di battaglia. Non le pare, ingegnere? —

Il vecchio senz’aver nulla capito nè veduto rispondeva: — Sicuro.

Mia madre continuava a guardare attentamente la carta topografica, rigirandola da tutti i lati, scorrendo col dito tutte le strade, levando gli occhi in su come per raccogliere i pensieri, e poi tutt’ad un tratto prorom-