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32 l’ospitalità.


In quel punto s’udì picchiare alla porta di casa. — Dopo un minuto, un servitore venne a dire che un soldato il quale avea smarrita la via cercava ricovero.

— Stiamo a vedere che lo fate salir qui a ricevere i vostri complimenti, — disse la sorella.

— Fatelo salir subito, — disse risolutamente il padrone.

— Oh!

— Subito; qui, in questa stanza. —

Il servitore scomparve.

Si sente un passo lento e strascicato venir su per le scale. Poi un colpo come di corpo pesante lasciato cader sul pavimento;... ha lasciato cader lo zaino. Poi il suono del fucile appoggiato alla parete. Subito dopo la porta del salotto s’apre; eccolo sul limitare. Pallido, cascante, grondante d’acqua, sordido di fango il viso e le mani, e il capo inclinato languidamente sulla spalla, gira l’occhio intorno peritoso e meravigliato.

Primo il padrone, e tutti gli altri dopo lui, gli si fanno intorno sollecitamente.

— Avanti, avanti, giovinotto; avanti liberamente. —

Egli fa un passo innanzi, abbassa gli occhi, vede il tappeto e si ritrae mormorando:

— Scusino... io non avevo veduto.

— Ma che! — sclama il padrone, e lo piglia pel braccio e lo fa venire avanti e lo costringe a sedere accanto al cammino. Egli si fa bianco bianco nel viso, abbandona il capo all’indietro e lascia cadere le braccia penzoloni. — Oh Dio mio! — gridano tutti insieme spaventati; il padrone gli sorregge il capo, uno dei figliuoli gli asciuga la fronte, l’altro gli sbottona il cappotto e gli fa odorare una boccetta di aceto; le ragazze e le donne di servizio corrono di qua e di là, confuse, affannate, senza saper che si fare. Finalmente ei rinvenne e la sua prima