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388 | partenza e ritorno. |
cheggiato da due lunghe file di fiaccole; le famigliuole danno l’assalto alle file; gli ufficiali e i sergenti le respingono; respinte di qua, tornano di là; la gente s’affaccia alle finestre sventolando le bandiere; qua e là piovon sigari e aranci; una moltitudine precede il reggimento cantando; una moltitudine lo segue. — Viva la brigata Piemonte! Viva il vecchio reggimento del 637! — gridò un signore da una finestra. — E un altro: — Viva i valorosi di Calmasino! —
Siamo in via Santa Teresa, siamo in Piazza San Carlo, siamo in Piazza Carlo Felice; a misura che vado innanzi il cuore mi si stringe più forte; mi tremano le gambe. — Sentirà la musica, sentirà queste grida quella povera donna! —
Alzo gli occhi; ecco la casa, ecco la finestra illuminata; c’è una persona, non è lei, chi sarà? Non si può distinguere; saluta colle mani; guarda giù; Dio mio, chi sarà?
Tutt’ad un tratto spunta un lume sulla finestra di sotto. — Ah! l’ho visto; è il cieco. Dio ti benedica, papà! —
Ecco il mio amico; m’abbraccia, mi bacia, mi grida: — Buona fortuna, fratello! viva la guerra! — e scompare.
Siamo nel convoglio; sporgo fuori la testa; sempre la finestra illuminata, sempre il cieco solo che agita le mani in atto di saluto. — E questa musica che non si quieta mai! Oh povera madre! —
S’ode il fischio; il convoglio si muove; il cuore mi dà una scossa tremenda: chi altri è venuto alla finestra? Vedo due braccia prostendersi verso di me.... Dio mio! Ho sentito un grido?
La casa è scomparsa.
— Addio, mio buon angelo! addio, madre santa e