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354 | una medaglia. |
arena; i due nemici si abbracciano e si svincolano e si ricongiungono con una rapidità a cui vien meno lo sguardo; si pestano coi pugni, si lacerano coi morsi, si dan dei gomiti e delle ginocchia nel petto e nel ventre; — sbuffi — aneliti — grida di rabbia strozzate; gli occhi orribilmente dilatati ed accesi; le bocche schiumose e sanguigne discoprono, contraendosi convulsamente, i denti digrignanti; oramai quei due visi non han più umana sembianza. Ma il soldato tien tuttavia stretto nella ferrea mano il pugno nemico armato di coltello.... Ad un tratto il brigante stramazza, percuotendo aspramente il terreno; il soldato gli è sopra, lo stringe con ambe le mani alla strozza, si fa schermo a mancina col ginocchio piegato, e mentre il prostrato gli incide il braccio sinistro d’una profonda ferita, ei gli solleva da terra, con supremo sforzo, la testa, e acconsentendo con tutta la persona alla spinta, gliela fa battere violentemente contro un sasso; profitta dello stordimento prodotto dal colpo, stringe con tutte e due le mani e con tutta la lena che gli resta il polso del braccio armato; la mano indolenzita s’allarga, e non sì tosto il coltello dell’assassino è passato nel suo pugno che già ei glie l’ha cacciato nella gola. Il ferro tagliente, ghiacciato, gli penetra nell’ugola e gli rompe l’ossa del palato; un’onda di sangue gli prorompe gorgogliando dalle fauci aperte, mista a un rantolo confuso, che fu l’ultima sua voce.
Bravo! bravo! — urlarono, sopraggiungendo affannosi, gli altri soldati della pattuglia; e gli si fecero attorno e l’affollarono di domande, mentre egli immobile, ansante, col viso bianco e l’occhio stupido e stralunato, stava guardando ora il brigante prostrato, ora il coltello sanguinoso che teneva tuttavia stretto nel pugno.
La pattuglia era stata assalita nello stesso tempo da un branco di briganti i quali, appena sparate le cara-