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una medaglia. | 353 |
verdeggiante; in ogni altra parte è verginità di natura aspra e selvaggia.
Era una sera d’autunno e piovigginava. Una pattuglia di pochi soldati, l’un dietro l’altro, passava per cotesto tratto della valle, salendo, scendendo, serpeggiando, a seconda dei rialzi del suolo e dei macigni ond’era ingombro quel po’ di sentiero che il piè dei viandanti, in un lungo volgere d’anni, vi aveva segnato.
Un soldato precedeva la pattuglia d’una quarantina di passi; un altro, alla stessa distanza, la seguitava. Camminavano a capo basso, col fucile stretto sotto le ascelle, lenti e silenziosi.
Tutt’ad un tratto, il soldato che stava innanzi udì un rumore concitato di passi, vide spuntare al di sopra d’un masso tre teste e luccicare tre canne e tre lampi, e si senti staccar dalla fronte il cheppì e sibilare due palle a destra e a sinistra del capo. Subito dopo si slanciarono verso di lui tre briganti. Egli sparò il fucile, e l’un d’essi die’ un grido e stramazzò. S’avventò sull’altro, e con un colpo poderoso del fucile gli respinse la carabina da un lato, e gli cacciò nel ventre e ne estrasse in un sol punto la baionetta. Ma il terzo, ch’era addietro, gli è sopra prima ch’egli possa rivolgersi contro di lui; gli afferra colla manca il fucile, leva in alto coll’altra un pugnale; il soldato abbandona l’arma, abbranca colla sinistra la mano armata del brigante, gli ricinge il collo col braccio destro, gli si stringe addosso come una serpe e gli addenta rabbiosamente e gli dilania l’orecchio. Un urlo orrendo di spasimo erompe dal petto dell’assassino, e qui s’impegna una lotta che fa spavento. Fanno a rovesciarsi per terra; un piede in fallo è la morte; in men d’un istante un largo tratto di terreno è impresso qua e là di orme profonde; le pietre percosse dalle violenti pedate sbalzano all’infuori dell’orribile
De Amicis | 23 |