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348 | l’esercito italiano |
parte, quella sollecitudine affettuosa che in ogni occasione gli ufficiali avevano mostrata pei loro soldati, visitandoli negli ospedali, soccorrendoli dei propri denari, confortandoli, consigliandoli, proteggendoli, aveva fatto sì che nel cuore di questi i due sentimenti della gratitudine e della disciplina si compenetrassero e s’immedesimassero in modo, da togliere persino l’idea ch’e’ si potessero in alcun caso disgiungere e contrariare. Intesa la disciplina per quello che è, e per quel che dev’essere, intesi cioè i principii da cui move e su cui si basa, e i fini a cui tende e gli effetti che ottiene, anche l’intelletto del più umile soldato abbraccia tutto intero questo magnifico edifizio dell’esercito, comprende il congegno mirabile e l’armonia delle forze ond’egli è retto, sente che ne sono le fondamenta i primi affetti della famiglia e le prime leggi della religione, e a misura che ne contempla la sommità, la vede illuminarsi e levarsi in alto fin dove non giungono le declamazioni dei filosofi e le querele dei volghi. Questo effetto si ebbe nei soldati; in questo modo si rafforzò la disciplina.
E il paese?
La più splendida prova dell’effetto prodotto sul paese dalla stupenda condotta dell’esercito l’ha data il popolo siciliano sulla fine del sessantasette e l’ha ripetuta testè, la prova più cara ch’ei potesse dare all’esercito e all’Italia, — il mirabile resultato della leva. — Oh quel popolo pieno di fierezza, di ardimento e di fuoco non può dare che dei bravi soldati!
E che premio ebbe il soldato?
Grande. La sera dopo la visita della ritirata, il furiere gli lesse l’ordine del giorno del colonnello in cui gli si diceva: — Hai fatto il tuo dovere. —