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durante il colèra del 1867. |
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grido; era un altro avvelenatore che un’altra frotta di
forsennati aveva assalito e percosso; tutti si voltarono
da quella parte; il merciaiuolo, rimasto libero un
istante, ributtò con uno spintone due che gli stavano al
fianco, si gettò in una porta, la chiuse. La folla, intravvisto
quell’atto, s’avventò contro la porta e cominciò
a percuoterla rabbiosamente co’ sassi e colle zappe.
Il merciaiuolo s’era ricoverato in una stanzuccia a terreno;
v’era dentro una donna che aveva visto dalla
finestra tutta la scena di poco prima; all’apparir dell’avvelenatore
si tenne per morta; il coraggio e la rabbia
della disperazione l’invasero; gli si slanciò contro come
una furia, gli si avviticchiò al collo, e cominciò una
lotta feroce di morsi e di graffi. Stramazzati tutti e due,
si avvoltolavano per terra come due belve, tenacemente
abbracciati, l’un sopra l’altro a vicenda, mescendo
l’alito e il sangue; la folla sporgeva le braccia dentro
la stanza a traverso l’inferriata della finestra, e tendeva
le mani convulse per afferrare la sua vittima, ululando
orrende parole, e la porta cominciava a scricchiolare ed
a cedere.... I soldati! I soldati! — gridarono in quel punto
molte voci. Dopo un istante il povero merciaiuolo udì
avvicinarsi nella via un rumor concitato di passi, vide
luccicare di là dalle finestre le baionette, senti sonare
una voce poderosa al di sopra del tumulto che
diceva: — Pane per tutti! — e subito dopo i colpi alla
porta rallentarsi e cessare, le braccia dei suoi assalitori
ritrarsi dalla inferriata, e alle grida irate della
folla succedere un sordo mormorio. La donna era rimasta
in terra stremata di forze; egli era salvo. — Il
comandante del distaccamento era stato avvisato per
tempo di ciò che stava accadendo in paese, aveva radunato
in un attimo tutti i suoi soldati, aveva fatto prender
da ciascuno il suo pane, ed era così accorso a se-