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il mutilato. 281

tutti, dal primo all’ultimo, prima di andarsene via, mi strinsero la mano, e il più giovane, quello che comandava la seconda squadra dov’ero io, colse un momento che gli altri non guardavano e mi baciò sulla fronte, e quando fu sulla porta si voltò ancora indietro a farmi un saluto colla mano. Hai capito? E un giorno venne un generale vecchio vecchio, col petto tutto coperto di medaglie, e tanti uffiziali dietro, e si avvicinò al mio letto col berretto in mano, e anche tutti gli altri avevano il capo scoperto, ed egli, il generale, mi domandò com’io stava e dov’era stato ferito e in che modo, e quando gli ebbi raccontato tutto, mi pare ancor di vederlo, alzò gli occhi al cielo, strinse le labbra con un sospiro, e mi disse: — Fatti coraggio, figliuolo. — E poi mi strinse la mano, capisci, lui che era generale. Aveva una mano scarna scarna; era tanto vecchio! E io glie l’avrei baciata quella mano se non avessi avuto paura di mancar di rispetto; mi pareva un altro mio padre. Ah! bisogna esservisi trovati in quei momenti per poter sapere che cosa si prova! Si scorda tutte le disgrazie, si scorda. E poi, anche prima... vedrai, camerata; altro è parlarne da lontano, altro è trovarsi là, proprio là in mezzo a tutte quelle baionette, i superiori dinanzi a cavallo colla sciabola in aria, e le bandiere, e la musica, e tutte quelle grida; il cuore ti si accende, e la testa ti gira e ti gira, e la palla t’ha già colto che tu gridi ancora: Avanti....

In quel punto s’udì nella strada un’armonia festosa di canti e di suoni di piffero e di zampogna.

— Sono i miei compagni che partono, — gridò il coscritto balzando in piedi con subita allegrezza.

Il mutilato si accese repentinamente nel volto, si rizzò anch’egli in piedi sorretto dalla madre e dalla fidanzata, si fece condurre sul limitare della porta, vide