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278 il mutilato.

il giorno, e se avevi dei compagni qui del paese, e di che cosa discorrevate fra voialtri....

E tirava innanzi su questo tenore, e si andava man mano infervorando, sempre ginocchioni davanti a lui, tenendogli una mano sopra una spalla e rigirandogli per diritto, coll’indice e il pollice dell’altra, i bottoni del cappotto ch’eran rimasti col numero alla rovescia. Le gote le si erano suffuse d’un vivo color di rosa, gli occhi le s’erano animati d’un lume soave, e la parola le scorreva dal labbro così spontanea, così calda e viva e improntata di tanta dolcezza, e v’era nei suoi gesti, nei suoi sguardi, ne’ suoi sorrisi, in tutta la sua persona, e persino in quel suo umile atteggiamento tanta ingenuità, tanta grazia, che il buon soldato la guardava e la stava a sentire come un estatico, e quand’ella ebbe cessato di parlare e gli fissò gli occhi negli occhi come per domandargli d’una parola di consolazione, ei gliene diede una che la giovinetta non poteva desiderar più cara. — Oh Gigia — le disse — tu mi fai dimenticare la mia disgrazia!

— E non te la lascierò mai più ricordare! — gridò con trasporto quel buon angelo. E si abbracciarono e piansero.

La mamma aveva avuto una buona idea.

In quella, sentirono venir dall’aia un rumor concitato di molti passi e un bisbiglio confuso di molte voci. La giovinetta balzò in piedi e si scostò d’alcuni passi dal suo soldato; entrambi volsero gli occhi alla porta da cui veniva il rumore. — Dov’è? Dov’è? — gridò una voce dal di fuori. E quasi nel tempo stesso apparve un giovanotto, pallido, trafelato, senza voce; guardò intorno, e non sì tosto vide il soldato che gli fu d’un salto fra le braccia. Erano stretti amici da molti anni. Il nuovo arrivato era però assai minore d’età, e ap-