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il mutilato. 275

non faceva più che stropicciarsi con ambe le mani la coscia come un insensato.... Ah! eccoli, eccoli presso; fu la madre la prima; gli tese le braccia con un sorriso divino sul volto, chinò gli occhi, intravide, gettò un grido, dal più profondo dell’anima, tremendamente disperato, gli si avviticchiò al collo gemendo, e stette. Tutti gli altri si copersero colle mani la faccia.

Dopo un minuto egli era a terra; le cinghie gli erano state affibbiate senza ch’ei se ne accorgesse. — Lasciarlo andare da sè, pensarono tutti ad un tempo, vederlo camminare a quel modo? Oh no! bisogna portarlo. Portarlo? No! no! si portano i moribondi, e non.... no portarlo, no! — Questo pensiero passò, come un lampo, per la mente di tutti. In quel lampo il povero mutilato s’era messo le gruccie sotto le ascelle, e per abbreviare ai suoi cari quello spettacolo doloroso, s’era diretto, a lunghi salti, verso casa. Lo guardarono! Tutti, tranne la madre e la fanciulla; esse aveano celata la faccia l’una nel seno dell’altra.

Entrò in casa pel primo; subito dopo gli furon tutti intorno, gli tolsero di mano le gruccie, lo fecero sedere presso alla tavola; egli vi incrociò sopra le braccia e abbandonò sulle braccia la testa. Ma tosto una mano tremante gli si posò sulla fronte; egli alzò il capo, si vide innanzi un seno ansante con grande violenza, conobbe di chi era senza levar gli occhi, e nascose il volto in quel seno. Intorno intorno era un profondo silenzio; non si poteva piangere ancora.

Tutto ad un tratto scoppiò un singhiozzo. Il mutilato si svincolò rapidamente dalle braccia della madre, lanciò uno sguardo all’intorno: — Sei tu! — gridò, cogli occhi lucenti di pianto, ed aperse le braccia. La giovinetta vi si gettò con uno slancio che avea del delirio. La madre, colpita da una subita idea, si volse agli astanti,