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il mutilato. 267

dere, rizzandosi poi, sempre colle spalle volte alla collina, e storcendo finalmente il capo verso quella parte, senza sollevare lo sguardo. Di lì a un poco cominciò a guardare il cavallo, poi a spinger gli occhi un po’ più oltre, sulla via, a destra, a sinistra, innanzi: ah! eccole quelle benedette case. E il cuore gli die’ un balzo improvviso come s’ei fosse capitato là per accidente e quelle case gli fossero apparse davanti all’impensata. Esse erano ancora molto lontane, non apparivano ancora distintamente, rendevano appena l’immagine d’una macchia biancastra mezzo nascosta fra gli alberi; eppure gli pareva che fossero vicine, molto vicine; gli pareva che indi a pochi minuti ei vi sarebbe arrivato, e i genitori e i congiunti e gli amici sarebbero accorsi attorno al carro, ed egli avrebbe dovuto discendere, e come! come discendere, Dio mio! E se le immaginava, e gli sembrava di vederle tutte quelle care persone che a quell’ora dovevano certamente essere radunate in crocchio sulla via, dinanzi alla porta di casa, o sparse per l’aia, ad aspettarlo! Gli sembrava di sentirsene venir all’orecchio fioche fioche le voci festose, e fra quelle voci di distinguerne una più caramente soave, e il cuore gli si stringeva, e avrebbe voluto che quelle case fossero ancora lontane, tanto lontane da non iscorgerle ancora; e invece erano lì, proprio lì, e pareva s’avvicinassero a lui molto più rapidamente ch’ei non si avvicinasse ad esse, e chinava la testa e chiudeva gli occhi per non vedere. Ma gli era un tormento peggiore perchè schiudendo, per un istante, le ciglia e risollevando lo sguardo, gli parea d’aver fatto, in quel frattempo, un grande cammino, un cammino a cento doppi maggiore di quel che aveva fatto in realtà. Allora pensò di volger le spalle al cavallo, e, girando adagio adagio la gamba monca, si volse. Ma non gli venne fatto di star lungo tempo così, chè ad ogni mi-