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254 | il campo. |
di se stesso, pover’uomo, e gira intorno sui soldati uno sguardo lungo, benigno, ridente, e ripete tratto tratto in accento di compiacenza e di ammirazione: Oh che bella gioventù! — Uno dei ragazzi si accosta alla mamma, e appuntando il ditino verso il colonnello le chiede: — Ma chi è quel soldato là? — Taci, ella risponde sommessamente, è quello che comanda a tutti i soldati che son qui. — E se volesse, ripete il bimbo, potrebbe far tagliare la testa a tutti?
La musica! la musica! si grida all’improvviso in ogni parte del campo. Di fatti i musicanti sono usciti ad uno ad uno fuor delle tende, si son radunati, si son mossi verso il mezzo del campo, si sono schierati in circolo e stanno aspettando un cenno del capo-banda tenendo fra le dita gli strumenti in atto di recarli alla bocca. In meno che non si dice, s’è affollata attorno a loro una moltitudine immensa, mezzo il reggimento; s’è levato uno strepito assordante, alte grida di gioia, e scoppi di battimani e canti e fischi; i ballerini più furiosi fendono la calca a pugni e a spintoni, si cercano, si chiamano ad alte grida, si slanciano l’un contro l’altro e, puntando le palme nei petti, dando dei fianchi nelle pancie, e dei piedi sulle punte dei piedi, riescono ad aprire un circolo; le coppie si preparano, i ballerini afferrano colla destra una manata di camicia nella schiena alle danzatrici (magari che le fossero), incrocicchiano le dita della mano manca colle dita della loro destra, mettono innanzi il piè sinistro, piegan le ginocchia, volgono la faccia al capo-musica: — Sicchè, soniamo sì o no? — Le coppie s’impazientano, pestano i piedi, stringono i pugni, si scontorcono, sbuffano, strillano; il capo-musica fa un cenno col dito, gli strumenti si attaccano alle bocche, le lingue si protendono e danno una leccatina alle labbra, di sotto e di sopra; — un altro cenno — e, si suona.