del campo, e a spiegarsi l’un coll’altro la disparità
dei gradi argomentando dai galloni dei berretti e dandosi
l’un l’altro sulla voce e pigliando la stizza.....
Osservate: a tutti i punti della strada dove ci sono
due o tre o un gruppo di contadinelle giovani e belloccie,
corrisponde, nel campo, proprio sulla sponda
opposta del fosso, un insolito spesseggiar di soldati, i
quali, come in tutti gli uomini è costume quando sanno
d’essere guardati da una donna, si danno e nei gesti,
e nel portamento, e nelle parole, e fin nei minimi moti,
fin ne’ più sfuggevoli cenni, uno studio, una ricercata
scioltezza, un non so che di brioso e di spavaldo, un
qualche cosa d’insolito, insomma; e quelle contadinotte
a ridere e a ridere, e a coprirsi il volto col braccio, o
a celarlo l’una dietro le spalle dell’altra, e a sparpagliarsi
ridendo, e ridendo raggrupparsi, e a bisbigliarsi
misteriose parole nell’orecchio, e qualche volta a farsi
delle carezze fra loro pel maledetto gusto, vedete le astute,
le civettuole, di fare che altri, in mirarle, si strugga
di quelle carezze e se ne roda le dita. In un punto
della strada è apparsa una brigatella di signorine, venute
dalla villa là accanto, con certe vesticciuole scarse, mi
capite, sottili, bianche, rosee, azzurrine, leggerissime,
ondeggianti al più tenue alito di auretta, e tanto da costringere
di tratto in tratto una manina dispettosa a posarvisi
su, e a star là ferma un po’ di tempo per tenerle
a dovere. Quelle signorine hanno il capo scoperto, e
quel po’ d’aura che spira agita e scompone i lucidi ricciolini,
e costringe a volta a volta un bracciotto bianco
a levarsi e un ditino paziente a rimetter l’ordine ne’ bei
capelli riottosi. E là presso, nel campo, v’è un crocchio
di uffiziali che tirano certe saette d’occhiate rasente il
suolo! — Oh venisse un soffio di vento. — Eccolo, comincia,
cresce, passa, investe una gonnellina bianca,