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il campo. 251

del campo, e a spiegarsi l’un coll’altro la disparità dei gradi argomentando dai galloni dei berretti e dandosi l’un l’altro sulla voce e pigliando la stizza..... Osservate: a tutti i punti della strada dove ci sono due o tre o un gruppo di contadinelle giovani e belloccie, corrisponde, nel campo, proprio sulla sponda opposta del fosso, un insolito spesseggiar di soldati, i quali, come in tutti gli uomini è costume quando sanno d’essere guardati da una donna, si danno e nei gesti, e nel portamento, e nelle parole, e fin nei minimi moti, fin ne’ più sfuggevoli cenni, uno studio, una ricercata scioltezza, un non so che di brioso e di spavaldo, un qualche cosa d’insolito, insomma; e quelle contadinotte a ridere e a ridere, e a coprirsi il volto col braccio, o a celarlo l’una dietro le spalle dell’altra, e a sparpagliarsi ridendo, e ridendo raggrupparsi, e a bisbigliarsi misteriose parole nell’orecchio, e qualche volta a farsi delle carezze fra loro pel maledetto gusto, vedete le astute, le civettuole, di fare che altri, in mirarle, si strugga di quelle carezze e se ne roda le dita. In un punto della strada è apparsa una brigatella di signorine, venute dalla villa là accanto, con certe vesticciuole scarse, mi capite, sottili, bianche, rosee, azzurrine, leggerissime, ondeggianti al più tenue alito di auretta, e tanto da costringere di tratto in tratto una manina dispettosa a posarvisi su, e a star là ferma un po’ di tempo per tenerle a dovere. Quelle signorine hanno il capo scoperto, e quel po’ d’aura che spira agita e scompone i lucidi ricciolini, e costringe a volta a volta un bracciotto bianco a levarsi e un ditino paziente a rimetter l’ordine ne’ bei capelli riottosi. E là presso, nel campo, v’è un crocchio di uffiziali che tirano certe saette d’occhiate rasente il suolo! — Oh venisse un soffio di vento. — Eccolo, comincia, cresce, passa, investe una gonnellina bianca,