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250 | il campo. |
su, a chi giunge il primo, a chi carpisce il primo la lettera sperata..... Ma sì! il povero porta-lettere è già circondato, avvolto, pigiato, soffocato da una folla irrequieta e impaziente che agita in alto le braccia e tende le mani, e lo assorda con un ronzìo di voci supplichevoli, insistenti, e fluttuando fluttuando lo trasporta qua e là alla ventura; finchè da quella densa folla di braccia levate colle palme aperte si vanno staccando volta per volta due, tre, quattro mani stringenti convulsamente una lettera sgualcita, e via, sotto la tenda, a leggere in santa pace. E a poco a poco il serra-serra si dirada, la folla si riduce ad un gruppo, qualche testardo deluso resta ancora a insistere con voce lamentosa: — Ma per me, non c’è proprio niente per me? È impossibile; oh Dio mio, guardi meglio; mi faccia questo piacere. — Ma se dico che non c’è niente! Oh in nome del cielo, lasciatemi respirare una volta. — I pochi rimasti si sparpagliano lentamente col mento sul petto e le braccia spenzolate, e il porta-lettere, poveretto, respira, mette un gran soffio, e asciugandosi la fronte colla mano: — Sia lodato il cielo, è finita.
Lungo la sponda dello stradale, dalla parte del campo, una lunga schiera di curiosi, la più parte villani; uomini, donne, fanciulli, accorsi dal villaggio a contemplare quello spettacolo così novo e bizzarro. I fanciulli accosciati giù per la sponda del fosso; i padri e le madri ritti sull’orlo della via; le ragazze già grandicelle un passo più indietro. E gli uni e gli altri ad accennarsi col dito gli svariati episodi di quel gran quadro, e a sghignazzare del gridìo dei cantatori, e a commiserare i prigionieri, e a prorompere in accenti di meraviglia nel veder di que’ tali salti, e a compiangere con dei: — Poveretto! si sarà fatto male — i caduti, e a far di gran commenti sulla struttura delle tende e gli scompartimenti