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234 la sentinella.

non v’era dubbio; io non m’era apposto male; avevo indovinato il suo cuore.

— Non hai proprio freddo, punto punto?

— Eh no — un poco — si sa.... non mica tanto però.... così....

Poveretto, e gelava! Temeva di fare un atto d’indisciplina quel buon ragazzo a dirmi che gelava! Come se la neve l’avesse fatta venir giù lui o glie l’avessi fatta venir giù io, proprio sui piedi, che li doveva aver conci Dio sa come! Mi piacque tanto quella sua risposta, — povero giovane. E non mi si venga a chiacchierar di separazione tra uffiziale e soldato, in quei momenti lì; il cuore non è mica gallonato come il berretto: Dio buono! Come si fa a resistere? Come si fa a star duri? A meno d’esser di sasso, sfido io. Però non volendo aver l’aria di esser andato là a far il consolatore pietoso, e neanco lasciarlo prima d’avergli rifatto un po’ l’animo con quattro parole da amico, girai largo e gli chiesi:

— Quanto tempo ti tocca ancora di restar qui?

— Non so mica, signor tenente.... l’orologio qui vicino non si sente.... per causa della musica.

— Già; — ecco (ruppi il ghiaccio), sicuro che — a star qui — fermi — a quest’ora, con questo tempo, non è mica un piacere; si sa. Ma — Dio buono — il nostro mestiere.... è tutto così: bisogna pigliarlo com’è. Eh, caro mio, questo è niente. Se si farà la guerra, allora sì che ne vedrai delle brutte. È un altro par di maniche, sai; te ne convincerai per prova. Quando s’è agli avamposti, per esempio, in un bosco buio buio, sotto una di quelle pioggierelle fine fine che passano panni e pelle e mettono dei malanni addosso, e si è soli, isolati, e non si vede un palmo più in là del naso, eppur bisogna star là, fermi, dritti come fusi, con l’occhio vigile,