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232 la sentinella.

quella cara battaglia di sguardi accesi che si provocano, si cercano, si sfuggono amabilmente astuti, s’incontrano amabilmente audaci, e tra ’l fascino dei molli abbandoni e la voluttà delle strette segrete, languiscono, lampeggiano, pregano, ricusano, promettono, puniscono, concedono e rapiscono in cielo.

— Ed egli è là, io pensava, povero soldato! Egli è là, esposto al freddo, alla neve, solo, muto, negletto, senza conforti, senza speranze; lassù si suona, si danza, si ride, si folleggia, si gode la vita nelle sue ebbrezze più ardenti e più care, ed egli, da quella solitudine, da quella oscurità, da quel silenzio, è costretto a subire il tripudio che gli ferve sul capo, e a paragonarlo col suo tristo abbandono, alla malinconia stanca del suo povero cuore. Bisogna ch’ei subisca l’immagine di quelle danze, di quei cari volti, di quelle belle persone, di quegli sguardi, di quei sorrisi, egli che è solo, lontano dai suoi, che non ha un viso di donna che gli sorrida, che non ha una manina amica da stringere; ma che forse, a maggior dolore, avrà sempre fitta nella memoria una treccia nera e due occhi modesti che una volta gli facevano tremar l’anima di dolcezza! Ah in mezzo a quelle teste ingemmate e infiorate egli la sogna, egli la vede quella cara treccia senza gemme e senza camelie! — Caporale.

— Presente.

— Chi è il soldato in sentinella?

— Il tale.

— Andate — Il cuore me lo diceva: è un coscritto. Povero coscritto! Son pochi giorni ch’è al reggimento, è ancora stordito da questa nuova vita; la sua testa e il suo cuore sono ancora a casa colla madre e fra le quiete abitudini della vita di prima; il pensiero del ritorno non gli passa nemmeno pel capo, o, se gli passa,