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16 l’ordinanza.

passi ineguali, a sbalzelloni, urlando a destra e a sinistra con chi gliene voleva portar via una manata, inciampando nelle cordicelle delle tende, valicando siepi e fossi, calpestando gli zaini e le camicie tese al sole, inciampando negli addormentati, e tirandosi addosso una tempesta di bestemmie e d’imprecazioni. Mi giungeva accanto, gettava la paglia in terra, metteva fuori un gran sospirone, si asciugava la fronte e: — Signor tenente, — mi diceva tutto peritoso — mi sono fatto aspettare, non è vero? Che vuole, ho dovuto andare così lontano! — Distendeva la paglia sull’erba per tutta la lunghezza d’una persona, ne ammontava una parte, vi poneva sotto il suo zaino a mo’ di guanciale, e poi volgendosi verso di me: — Tenente, va bene così? — Buon ragazzo, io pensava, ho avuto torto a stizzirmi con te; — va, gli diceva poi, va a riposare chè n’avrai bisogno. — Ma va bene così? egli insisteva; se no ne vado a pigliar dell’altra. — Sì, sì, va bene; va a riposarti, va; non perder più tempo. — Se talora, in marcia, di notte, io mi sentiva pigliar dal sonno e camminava, come suol farsi, vacillando e serpeggiando da un lato all’altro della via e mi avvicinava di troppo alla proda di un fosso, una mano leggiera si posava sul mio braccio e mi spingeva lentamente verso il mezzo della strada, mentre una voce sommessa e premurosa mi mormorava: — Badi, signor tenente, c’è il fosso. — E sempre lui!... Ma che cosa ho fatto io a quest’uomo perch’e’ mi debba circondar di cure e di tenerezze come una madre? Che cos’ho, che cosa sono io perch’ei m’abbia ad amare con tanta virtù, con tanta religione? Che merito ho io verso costui, che non vive che per me, e che per me, ne son certo, darebbe la vita? Per qual ragione, in qual maniera questo povero giovane dai lineamenti rozzi, dalle mani incallite sulla vanga, dalle membra indurite nei