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quel giorno. 223

Così, scorgendo un campanile lontano, io pensai: — È domenica. Quella gente là stamane si è vestita a festa, è uscita gaiamente per le vie, e poi è andata in chiesa, e poi ha sbrigate le sue faccende come tutte le altre volte, queta, contenta.... È un giorno come un altro per loro. Chi sa se sapranno che cosa accade qui! Eppure là in mezzo v’hanno delle madri che hanno il figlio soldato.... — E internandomi in questa immaginazione, io vedeva tutte quelle donne, in chiesa, ginocchioni, raccolte, preganti, e ne spiava i volti. — Quella là; sì, quella là è la madre di un soldato. — E ad ogni colpo di cannone la vedevo impallidire e tremare....

Tutto ad un tratto, un sergente che mi stava seduto accanto, si levò in piedi, mutò alcuni passi colla testa alta, il volto sorridente e gli occhi diretti lontano, verso i monti; poi tese il braccio, puntò l’indice verso là, sostò un istante, guardò attorno ai compagni, e: — Figliuoli! gridò con voce alta e chiara, venite qua. — Molti si levarono in piedi e gli corsero attorno. — Guardate, egli soggiunse, tenendo sempre il braccio teso e l’indice appuntato. Le vedete quelle torri laggiù lontano, e quelle case? — Dove? dove? — domandarono molti altri sopraggiungendo a passi concitati. — Là, là, guardate dove segno io. — Vedo, disse l’uno. — Anch’io. — Anch’io. — Vediamo tutti. — Ebbene?

— Ebbene! — egli rispose con voce sonora e tremante: — quella là è Verona!

— Verona! Verona! — gridarono tutti, battendo palma a palma; la voce si propagò; tutto il battaglione, in un minuto, fu lì. Tutti colla faccia volta da quella parte e colle braccia tese verso quelle torri, colla bocca aperta a quel grido, guardavan là come si guarda.... Siete mai stata molto tempo senza veder vostra madre? Se foste ad aspettarla all’arrivo, avrete teso lo sguardo avida-