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quel giorno. 217

nete, qui, là, a destra, a sinistra, lontano, dietro gli alberi, dietro i cespugli, in mezzo alle viti, nei fossi, ritti, seduti, coricati, chi col capo scoperto, chi coi panni sbottonati, chi col fucile a terra, chi col fucile a traverso le ginocchia, taciti, seri, molti soldati; — trecento, supponiamo, o quattrocento; — più ancora; — un battaglione, via. Benchè divisi e sparpagliati serbano tuttavia una certa apparenza d’ordine di colonna. Gli ufficiali stanno in crocchio lì dinanzi, e parlano sommessamente fra loro, a brevi parole, a monosillabi, a cenni; di quando in quando volgon gli occhi lassù, e intorno, e indietro. Ma più lungamente lassù; pare che tutti attendano qualche cosa di là; tutti gli sguardi sono diretti a quella cima; a momenti deve comparire qualche cosa da quella parte. E difatti, guardate là a sinistra, sulla cresta, lassù dove c’è quel folto di cipressi; la vedete quella macchia nera, lunga, che si muove, che s’avanza adagio adagio, e somiglia uno di quegli sprazzi d’ombra che i nuvoletti isolati disegnano sul terreno passando dinanzi al sole? Guardate, guardate come si fa innanzi e come si allarga! Quella è una colonna di soldati: quanti, non è vero? A noi pare che procedano molto a rilento; ma gli è per effetto della lontananza; in realtà, essi vanno a passo spedito, e come spedito! Guardate dove son già. Vedete quel balenìo che corre rapidamente dall’un capo all’altro della colonna e par che ne accompagni l’ondeggiamento? È il balenìo delle baionette; hanno il fucile in spalla; si veggono già più distinti di prima. Guardate un po’ la gente che abbiamo dietro, adesso. Tutti muti, tutti immobili, le bocche semiaperte, gli occhi fissi a quella schiera, a quelle baionette; ne seguono tutti i passi, ne notano tulle le oscillazioni; non si sente un alito, non si vede un cenno; son tutti di marmo. All’improvviso una voce