nete, qui, là, a destra, a sinistra, lontano, dietro gli
alberi, dietro i cespugli, in mezzo alle viti, nei fossi,
ritti, seduti, coricati, chi col capo scoperto, chi coi
panni sbottonati, chi col fucile a terra, chi col fucile
a traverso le ginocchia, taciti, seri, molti soldati; — trecento,
supponiamo, o quattrocento; — più ancora; — un
battaglione, via. Benchè divisi e sparpagliati serbano
tuttavia una certa apparenza d’ordine di colonna. Gli
ufficiali stanno in crocchio lì dinanzi, e parlano sommessamente
fra loro, a brevi parole, a monosillabi, a
cenni; di quando in quando volgon gli occhi lassù, e
intorno, e indietro. Ma più lungamente lassù; pare che
tutti attendano qualche cosa di là; tutti gli sguardi sono
diretti a quella cima; a momenti deve comparire qualche
cosa da quella parte. E difatti, guardate là a sinistra,
sulla cresta, lassù dove c’è quel folto di cipressi; la
vedete quella macchia nera, lunga, che si muove, che
s’avanza adagio adagio, e somiglia uno di quegli sprazzi
d’ombra che i nuvoletti isolati disegnano sul terreno
passando dinanzi al sole? Guardate, guardate come
si fa innanzi e come si allarga! Quella è una colonna
di soldati: quanti, non è vero? A noi pare che procedano
molto a rilento; ma gli è per effetto della lontananza;
in realtà, essi vanno a passo spedito, e come
spedito! Guardate dove son già. Vedete quel balenìo
che corre rapidamente dall’un capo all’altro della colonna
e par che ne accompagni l’ondeggiamento? È il
balenìo delle baionette; hanno il fucile in spalla; si veggono
già più distinti di prima. Guardate un po’ la gente
che abbiamo dietro, adesso. Tutti muti, tutti immobili,
le bocche semiaperte, gli occhi fissi a quella schiera,
a quelle baionette; ne seguono tutti i passi, ne notano
tulle le oscillazioni; non si sente un alito, non si vede
un cenno; son tutti di marmo. All’improvviso una voce