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carmela. | 211 |
tempo non perdere il menomo moto che si facesse da tutta quella gente.
Cessata la musica, gran parte della gente affollata nella piazza si mise a batter le mani come avea fatto nella stessa occasione tre anni prima.
In quel punto sopraggiunse a passi concitati l’ordinanza:
— Signor tenente, il bastimento aspetta. —
Il tenente si levò in piedi dicendo forte:
— Bisogna partire. —
Carmela si levò in piedi adagio adagio tenendo l’occhio fisso sopra di lui e scostando lentamente la seggiola.
Tutti i commensali si levarono in piedi e si strinsero intorno al tenente. Nello stesso istante comparve la madre di Carmela, entrò non vista nell’altra stanza, abbracciò la figliuola e le disse affettuosamente: — Fatti coraggio; fra due mesi tornerà. —
Carmela piantò gli occhi in viso alla madre, svincolò lentamente l’uno e l’altro braccio dal suo amplesso, e senza far parola, girando la testa adagio adagio, rifissò gli occhi sull’ufficiale.
Tutti gli invitati strinsero la mano all’ufficiale levando un mormorìo confuso di ringraziamenti, di augurii e di saluti; egli cinse la sciabola, si mise il cheppì, si pose a tracolla la borsa da viaggio....
Mentre faceva tutto questo, Carmela, senza addarsene, aveva aperta la porta, avea fatto un passo avanti, e cogli occhi spiritati guardava rapidissimamente ora l’ufficiale, ora gl’invitati, ora l’ordinanza, ora la madre che gli era accanto, e con tutt’e due le mani si stropicciava forte la fronte e s’arruffava i capelli e sospirava affannosamente e tremava convulsa in tutta la persona.
Echeggiò un’altra volta la musica nella piazza, s’udì un altro scoppio d’applausi....