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carmela. 209

in un canto, e se ne uscirono Carmela seguì coll’occhio tutti i loro movimenti fin che furono scomparsi, e ritornò a guardare alla tavola.

Il dottore mormorò una parola nell’orecchio al sindaco.

— Un brindisi! — questi esclamò subito, levandosi stentatamente in piedi col bicchiere in mano. — Un brindisi alla salute di questo valoroso signor luogotenente che comanda il bravo distaccamento del paese che parte e che resta per sempre e perpetuamente in questo nostro stesso paese una bella memoria imperitura immortale del bravo distaccamento che comanda questo valoroso....

Pensò un momento e poi risoluto:

— Viva il signor luogotenente che va via!

E tutti gli altri cozzando rumorosamente i bicchieri e spandendo il vino sulla tavola: — Viva! —

Il sindaco ricadde pesantemente sulla sua seggiola; c’era da sospettare che fosse brillo davvero.

Altri fece qualche altro brindisi dello stesso tenore, e poi si ricominciò daccapo a discorrere tutti in una volta di soldati, di politica, di vino e di viaggio.

— Signor ricevitore, una canzonetta! — gridò il dottore.

Tutti gli altri gli fecero eco. Il ricevitore fece una smorfia, si scusò, si fece pregare un pochino, poi sorrise, tossì, prese la chitarra e cantò due o tre versi. I commensali, ricominciando a schiamazzare, l’interruppero. — A me! — gridò allora l’ufficiale, e tutti tacquero. Prese la chitarra, l’accordò, si levò in piedi fingendo di barcollare, e cominciò.... Era pallido e gli tremavan le mani come per febbre; nulla meno cantò la sua canzoncina con una soavità e un affetto veramente

incantevole.


De Amicis 14