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carmela. 207


Poco prima delle dieci sentirono giù alla porta uno scalpiccìo di molti piedi e un suono confuso di voci. — Son qui! — disse il dottore, e si affacciò alla finestra. — Son proprio loro. —

Il soldato scese ad aprire. Il dottore accese i quattro candelieri ch’erano ai quattro canti della tavola.

— Come mi batte il cuore! — disse l’ufficiale.

— Coraggio, coraggio! —

In quella si sentì Carmela esclamare: — Vado anch’io sul bastimento a vapore, — e poi batter le mani.

— Coraggio! — ripetè in fretta il dottore nell’orecchio all’amico; — hai sentito? Le si comincia a fissare nella mente quell’idea; buon segno; animo; ecco i convitati. —

La porta s’aperse ed entrarono sorridendo e inchinandosi il sindaco, il giudice, e tutti gli altri che s’eran riuniti al caffè. Mentre l’ufficiale salutava e ringraziava ora l’uno ora l’altro, il dottore disse una parola nell’orecchio all’ordinanza ch’era immobile in un canto, e questa scomparve. Dopo un minuto, senza che nessuno se n’accorgesse, ritornò con Carmela, e tutti e due, passando rasente il muro in punta di piedi, entrarono nell’altra stanza.

— Sediamo — disse l’ufficiale.

Tutti si assisero. Il rumore delle seggiole smosse e quell’oh! lungo e beato che mandan fuori gli epuloni impancandosi a mensa, non lasciaron sentire un lieve strepito che fece l’ordinanza per trattenere Carmela, la quale esclamando: — È un giorno che non lo vedo! — aveva aperto la porta e tentato di slanciarsi verso l’ufficiale. L’ordinanza la trattenne, pose una sedia vicino alla porta e ve la fece sedere; poi apri le imposte tanto da lasciarci in mezzo il vano d’un palmo, ed essa pose la faccia in quel vano e stette guardando. Nessuno dei