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carmela. 205

alla camera due bauli aperti, in cui il soldato avea cominciato a riporre la roba.

Carmela, al primo vedere tutto quel disordine, fece un leggero atto di sorpresa e guardò in viso l’ufficiale sorridendo.

— Preparo la mia roba per partire. —

Carmela guardò un’altra volta intorno per la stanza aggrottando le sopracciglia; movimento che non soleva far mai. L’ufficiale la osservava attento.

— Me ne vado via, vado lontano di qui, parto col bastimento a vapore....

— Parti col bastimento a vapore?

— Già.... Parto domani sera.

— Domani sera, — ripetè macchinalmente Carmela, e vista la chitarra sur una seggiola, ne toccò le corde con un dito e le fece sonare.

— Non ti rincresce ch’io vada via? Non ti dispiace di non vedermi mai più? —

Carmela lo guardò fisso negli occhi, e poi abbassò la testa e lo sguardo proprio come se pensasse. L’ufficiale non aggiunse altro e si mise a parlar sotto voce col soldato, aiutandolo a piegare i vestiti.

La fanciulla sta va guardandoli senza far motto. Dopo un po’ di tempo, l’ufficiale le andò vicino e le disse:

— Adesso vattene, Carmela; ci sei stata abbastanza qui; vattene a casa, via. —

E pigliatala pel braccio la sospinse dolcemente verso la porta. Essa si voltò e stese le braccia per cingergli il collo....

— Non voglio. —

Carmela battè due o tre volte il piede sul pavimento,, gemette, stese nuovamente le braccia, gli cinse il collo, gli strisciò la bocca a traverso la guancia senza baciargliela, come se pensasse a qualcos’altro, e poi se n’andò