a meno di dir tra me: Peccato! Peccato che quest’occhio
di sole non si possa amare! Ma non sai che quella ragazza
lì, se avesse la ragione come tutte l’altre, sarebbe
un visetto da far girare la testa a chi sa chi? E anche
adesso ci son dei momenti che, se non si sapesse che
è pazza, si starebbe per fare uno sproposito; per esempio,
quando ti guarda fiso negli occhi e poi sorride
e ti dice: — caro, — e la sera, al buio, quando non la
vedi nel viso, e la senti soltanto parlare e dirti soavemente
che t’aspettava, che vuol stare con te fino al
mattino, che sei il suo angelo... che so io? in quei momenti
non ti par pazza. Io la guardo, l’ascolto come
se fosse in sè e sentisse veramente quel che mi dice,
e ti assicuro che, mentre l’illusione mi dura, il cuore
mi batte;.... ma, ti dico, mi batte come se fossi innamorato.
E provo a chiamarla per nome, non so perchè...
con una certa idea... colla fissazione ch’essa mi debba
rispondere qualcosa che me la riveli guarita tutto ad un
tratto... — Carmela! — le dico. Ed essa: — Che vuoi? — Tu
non sei pazza, non è vero? — le domando. — Io
pazza? — essa mi risponde, e mi guarda con una
cert’aria di sorpresa che mi farebbe giurare che non
l’è — Carmela! — allora le grido esaltato improvvisamente
da una dolce speranza. — Dimmelo un’altra
volta che non sei pazza!... — Mi guarda attonita un po’ di
tempo e poi scoppia in una gran risata. Oh! amico,
credilo, allora, lì su quel subito, darei la testa nel
muro. Tu sai quant’ho fatto per veder di restituirle la
ragione; ma non sai tutto. Quasi ogni sera io me la son
fatta venire in casa, le ho parlato per ore intere, le ho
sonato e cantato le canzoni che il suo amante le cantava,
ho provato a dirle che ero innamorato di lei, a colmarla
di carezze, a finger di piangere e di disperarmi, a lasciarla
fare di me quel che voleva, baciarmi, abbrac-