rola; ma non si movea di là. E si portò nello stesso
modo con due o tre altri ufficiali che vennero dopo a quel
primo, d’indole, di aspetto e di modi non molto diversi
da lui. Ma ne vennero anche dei giovanissimi e di bella
persona e gentili, e di questi si sarebbe potuto dire che
n’andava pazza, se pazza già non fosse stata. Qualcuno
di loro si era fitto in capo di volerla guarire fingendo di
esserne invaghito e di amarla davvero; ma avendo presa
la cosa alla leggera, se n’era annoiato dopo due o tre
giorni di prova, e aveva smesso. Qualcun altro, meno
filantropo e più materiale, s’era domandato: — O che è
sempre necessario che una bella ragazza abbia la testa a
segno? — e risposto di no, avea cercato di persuadere
a Carmela che per fare all’amore il cervello è un soprappiù;
ma, stranissimo a dirsi, aveva incontrato una
resistenza inaspettatamente ostinata. Non diceva proprio
un no tondo e risoluto, perchè forse non intendeva chiaramente
che cosa si volesse da lei; ma, quasi per istinto,
ad ogni atteggiamento e ad ogni atto, chi mi suggerisce
un aggiunto?... ad ogni atto che potesse parer decisivo,
svincolava, l’una dopo l’altra, le mani, ritraeva
le braccia e se le incrocicchiava sul seno e si stringeva
in tutta la persona, ridendo d’un certo strano riso,
come i bambini quando credono che si voglia far loro
una burla, ma non san bene qual sia, e, ridendo, voglion
mostrare d’averla capita, appunto per farsela dire.
Ma in que’ momenti, animandosele il viso e lampeggiandole
lo sguardo, ella non parea pazza, ed era bellissima,
e quel ritegno, quella ritrosìa imprimendo ai
movimenti e alle attitudini della sua persona una certa
compostezza e un certo garbo, dava uno straordinario
risalto alla stupenda leggiadria delle sue forme. Insomma
que’ pochi che la tentarono si persuasero ch’era un’impresa
disperata. Mi fu detto che uno di questi, narrando