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152 | il coscritto. |
— No.
— Ma lo conoscevi?
— Molto.
— È quell’ufficiale del tuo paese che tu cercavi?
— Quello stesso.
— Io non aveva mica capito, sai, quando me lo avevi domandato....
— Oh non fa nulla.
— Se avessi capito t’avrei risposto.
— Grazie. —
Il caporale s’allontanò; il coscritto, rimasto solo, disse tra sè: — In fin dei conti, non è mica un cattivo giovane, no, questo caporale! —
In quel mentre i soldati cominciavano a rientrare a gruppi a gruppi in caserma, discorrendo forte e cantando. Fra gli altri, veniva innanzi un drappello di coscritti, un po’ brilli, che facevano un chiasso allegrissimo.
— Quando gli altri fanno il chiasso e tu cacciaviti subito in mezzo e fallo più di loro; — il coscritto si ricordò quelle parole — Bisogna far del chiasso, — pensò; — che cosa gridare?... Ah! Viva il soldato Perrier! — urlò con quanta voce avea in gola.
E gli altri, forse senza neanco aver capito, risposero ad alta voce: — Viva! —
Il nostro soldato si gettò in mezzo a loro, e cantando e gridando salirono confusamente nel dormentorio.
L’ufficiale, che lo avea guardato dalla finestra, disse fra sè: — Codesto giovinetto sarà un bravo soldato. —
E come s’era già fatto buio, e il cielo era tutto stellato, e si sentiva nel cortile quel gaio rumore, e nella strada sonava la fanfara della ritirata, tutto questo produsse in lui una commozione così subitanea, che