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il coscritto. 141


— Che maniera! — mormorò tristamente il coscritto guardandolo mentre s’allontanava. — Eppure m’hanno detto che c’è... — soggiunse poi rimettendosi a sedere. — Ma perchè ci fanno così? Perchè ci trattano tanto male? Che cos’hanno con noi? Che cosa siamo noi? Siamo cani?... E bisogna far cinque anni di questa vita! Oh.... è troppo, è troppo! — E si coperse la faccia colle mani e pensò alla sua famiglia lontana. — Se mi vedessero in questo stato! — diceva in cuor suo; — povera gente! —

Lo scosse una sonora risata di fondo al cortile; alzò gli occhi e vide tre soldati di guardia che lo guardavano discorrendo e ridendo tra loro.

— Oh che merlo! — cominciarono a dire que’ tre. — È innamorato. — Pensa all’amorosa. — Dove l’hai lasciata l’amorosa, di’? — Poverina, a quest’ora avrà già trovato modo di consolarsi. — Guarda, guarda che par d’occhioni ti fa! — E poi tutti e tre ad una voce col tono del prete che canta la messa: — Oh che merlo! —

Il povero giovane diventò pallido; lo avevano ferito sul vivo; non si potè più contenere; si alzò....

— Chi è quest’innamorato? — disse tra sè l’ufficiale di picchetto affacciandosi alla finestra col giornale in mano. I soldati di guardia lo videro e scapparono; il coscritto alzò la faccia stravolta verso la finestra e lo guardò. L’ufficiale guardò anch’egli il soldato, e vedendolo far prima un segno di attenzione, poi di sorpresa e poi di contentezza senza levargli mai gli occhi d’addosso, — Chi sarà quest’originale? — pensò, e scese nel cortile e gli si andò a piantare davanti.

— Che cos’avete da ridere e da stropicciarvi le mani? — gli domandò con accento severo.

E il soldato, pur vergognandosi un poco, seguitava a sorridere.