Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/104

96 il figlio del reggimento.

Vuoi un po’ di rosolio? Di’, amico, dove hai messo la fiaschetta del rosolio? — Eccola, — To’, bevine un sorso.

— No, grazie, non ho sete; — e faceva atto di respingere la fiaschetta colla mano.

— Bevi, bevi; ti farà bene, ti ridarà un po’ di forza. — Bevve.

— Vuoi mangiare? Per ora non c’è altro che un po’ di pane. — Oh! lanterna, porgi un pezzo di pane. —

Il soldato che tenea la lanterna trasse premurosamente un pezzo di pane dalla tasca e glie lo porse.

— No, grazie.... non ho mica fame.

— Mangia, mangia; è molto tempo che cammini; hai bisogno di rinvigorirti lo stomaco, mangia. —

Esitò un momento; poi afferrò il pane con tutte e due le mani e lo addentò coll’avidità d’un affamato.

Ci guardammo tutti in faccia. — Di’ la verità: quanto tempo è che non mangi?

— È da questa mattina di buon’ora.

— Oh! —

In quel punto s’udì uno squillo di tromba; ci rimettemmo in via. Dopo poco più d’una mezz’ora Carluccio fu colto un’altra volta dal sonno. Gli domandammo ripetutamente s’ei volesse coricarsi sur uno dei carri del vivandiere, ed egli ripetutamente ricusò dicendo: — Non son mica stanco io.... non ho mica sonno. — Ma tratto tratto gli si chiudevan gli occhi irresistibilmente, e si soffermava, e, rimasto un istante immobile come una statua, ripigliava poi l’andare a passi ineguali, descrivendo sulla strada dei lunghi zig-zag e andando talvolta a dar colla testa nel gomito dei soldati.... — Animo, Carluccio, vieni con me. — Lo presi per mano e lo condussi alla coda della colonna, dove, scambiata una parola col vivandiere, lo feci coricare sopra un carro, mentre ei mi andava tuttavia ripetendo: