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fessionale e non altro. Il fabbro, il falegname, il tornitore, l’intagliatore in legno, l’orefice, l'orologiaro, il meccanico, ecc., ecc., debbono rinvenirvi, insieme colle notizie del leggere e dello scrivere, sviluppate o rassodate con processi alieni dalle pedanterie scolastiche, tutte le cognizioni che hanno specifica ed intima relazione coll’arte particolare a cui debbono applicarsi. La scuola dove essere come la prima bottega dove l’operaio impari, non per imitazione, ma con pratica razionale o quasi artistica, il mestiere, che darà il pane alla sua famiglia. Vi deve avere campo larghissimo il disegno; ma il disegno quale bisogna all’artefice per ischizzare con prontezza e grazia, senza leccature stucchevoli, un pensiero della sua mente; per rappresentare un lavoro eseguito o da eseguire; per servirsene insomma quando e come gli faccia d’uopo e per tracciare nitidamente con intelligenza e prontezza un lavoro e le singole parti che lo compongono.

Le fogliette d’acanto, i rosoni e le altre cosettine più o meno classiche che fanno oggidì le spese a tutte le scuole di disegno, sono presso che inutili all’operaio. Infatti a che possono giovargli? A che giovano al muratore gli ordini architettonici disegnati colla massima precisione, e perfettamente chiaroscurati ed ombreggiati (senza la conoscenza della teoria delle ombre), inamidati