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Il suo fedele cane lupetto dal momento che aveano nella fossa scesa la bara più si era mosso dal cancello del Cimiterio e solo viveva perchè i contadini, per compassione, a lui portavano ogni giorno qualche cibo.
La donna avvicinatasi al bestiuolo, profferì il nome del curato e il cane alzata la testa melanconicamente, poi ripiegandola fece suonare un campanello che avea al collare; al che gli Alpini esclamarono:
— Sì questo è il campanello che abbiamo udito in quella notte fredda che la neve cadeva furiosamente e che penetrava per ogni parte.....
Se abbiamo cuore, possiamo dire che quel prete fosse egoista?
Non vogliamo riconoscere il vero. Ebbene fermando il nostro sguardo a quel cane lupetto, la coscienza ci dirà che noi mentiamo perchè vogliamo mentire!
Una malattia fiera lasciò in condizioni deplorevoli nostro nonno, gli anni lo hanno istupidito, egli è privo della vista, egli riportò alla guerra delle ferite che minacciano d’impiagare tutto il corpo, ma per improvvide disposizioni degli ospedali non può essere ricoverato.
Dove rivolgerci?
Rechiamoci a Torino e suonando alla porta della piccola Casa della Provvidenza, preti seguaci di un prete, ci diranno che al nostro nonno non mancherà più nulla.