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hanno ormai sbandito dalle famiglie e dalla società il riposato vivere de’ tempi andati, la rassegnazione nel lavoro, l’accontentamento nel poco, la pace, anzi la gioia nelle stesse privazioni. Lavorar poco, arricchire presto, godere molto, ecco il programma dei falsi filantropi: ecco le teorie che predicate in cento forme, pubblicate nei giornali, declamate nei comizii, abbellite nei romanzi hanno stuzzicato gli operai ed i popolani, ne han sobillato le passioni, deponendo nei loro cuori un fuoco secreto di invidie, d’odio e di fremito incessante. Donde l’odio fra classe e classe, i tentativi del socialismo e del comunismo, fino agli orrori dell’anarchia.

A che siamo riusciti? A progresso innegabile d’arti ed industrie, a parziale miglioramento di fortunati individui, anche a più equa distribuzione della ricchezza sociale: ma messo a confronto il poco bene materiale coll’immenso scontentamento universale, c’è da rimanere umiliati e impauriti.

Or siffatto stato irrequieto e scontento del mondo è conseguenza del falsamento delle idee e degli esempli: è frutto dell’abbandono di quella religione, che mentre benedice e santifica la ricchezza e il lavoro, modera i desiderii e governa le passioni.

.... Ma che vanno dicendo ai popoli i falsi maestri del nuovo Paganesimo? — La felicità, la ricchezza