Pagina:De Amicis - La mia cara Italia.djvu/135


— 133 —


Appunto, per servirvi, e senza più lessi:

Se fossi ministro, riguardo al dissidio fra lo Stato e la Chiesa agirei così:

Prima di tutto essendo il momento nel quale attraversa l’Italia, molto critico, domanderei i pieni poteri perchè per gravi mali ci vogliono gravi rimedi, e ritenuto che senza riavvicinarsi al Papa non si potrà mai avere questo bene morale, così io andrei in Vaticano...

Qui Don Luigi, scattando sopra la sedia e fuori di sé, gridò: — Ma voi impazzite.... per carità.... non andiamo più oltre...

Si, caro Don Luigi, andrei in Vaticano, e sapendo quanto sia perfetto gentiluomo il Cardinale Rampolla, lo pregherei di chiedere a Sua Santità un’udienza per me.

Concedetemi, mio buon uomo, che dopo tutto, come dicono i Romani, Sua Eminenza Reverendissima mi ottenesse l’udienza, volete sapere che cosa direi al Pontefice?

Santità!

Mi permisi venire a Voi perchè il bene del mio Paese lo esige.

Da lunga pezza, il mondo corre al precipizio. Voi, più di una volta, invitaste i potenti della terra a governare gli Stati secondo i dettami del Cielo.

Ma le Vostre parole furono poco intese ed ora le nazioni sentono i preludii d’uno spaventevole avvenire.


9