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Che diremo noi dei nostri soldati? Li vediamo più degli altri ordini di cittadini conservare i sentimenti attinti da una educazione cristiana, pregare nelle nostre chiese, morire sul campo di battaglia invocando i soccorsi della Religione e la clemenza di Dio: i migliori tra essi, quelli che si mostrano più docili alla disciplina militare, i più pronti all’abnegazione, i più rispettosi ai superiori, i più cari ai compagni, meno colpiti dalle punizioni severe, sono appunto quelli, i quali sfuggendo alla corruzione anticristiana ed ai perniciosi esempi dell’empietà, ravvisano sempre nel sacerdote un amico e nelle pratiche religiose un necessario conforto....»
È così bene scritto questo articolo del giornale Casalese che volli qui pubblicarlo perchè coloro che vedranno questo libro diano ragione all’entusiasmo che io nutro per i nostri soldati, entusiasmo fondato sulla certezza che il nostro Esercito sarà sempre la difesa della Patria, lo scudo della Dinastia Sabauda.
Sì, caro Don Luigi, volete dunque che con un simile Esercito, sia cosa facile invitare il Sovrano a scendere dal suo soglio?
Auguratevi, caro amico, che non sorga mai il giorno che si volesse commettere siffatto attentato, perchè voi che aspirate a certi sogni, dovreste vedere i nostri soldati di fanteria, mettervi con le