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gli interessi delle singole provincia sarebbero trattati più sollecitamente, con cognizione di causa, da persone che conoscono i luoghi, i bisogni, i costumi della regione. Molte spese pazze sarebbero risparmiate. Molti inconvenienti non sarebbero possibili. Ogni Consiglio regionale potrebbe lare i suoi regolamenti e le leggi locali consone e opportune: e il controllo dello Stato sarebbe una garanzia, non una servitù. Lo stesso concetto politico si rafforzerebbe nella varietà e nella libertà regionale.»
Se fossi ministro, non mi dipartirei mai dal parere del profondo giureconsulto che così bene espose le cause dei nostri mali finanziarii.
I consigli che ci porge per riparare ai nostri guai, sarebbero scolpiti sempre nella mia mente e avrebbero la loro attuazione, di maniera che l’Italia risorgerebbe a vita nuova.
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Uno statista illustre mi diceva: voi scrivete con senno e con cuore, ma le idee vostre esposte nell’ultimo vostro libro, lasciano vedere che a voi piace un socialismo troppo ideale e perciò problematico.
Risponderò:
Anzi tutto per parlare del socialismo bisogna conoscere bene gli operai e i padroni.
Non devo a merito mio se posso discorrere degli
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