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AVVENTURE DI TERRA E DI MARE.


Passò una parte delle vacanze presso la famiglia Goli, a ***, dove non ebbe più il piacere di trovare il Megari, che aveva lasciato la Scuola normale, poi fece una scappata a Torino a rivedere i fratelli, e prima d’andare alla sua nuova residenza si diede lo svago, desiderato da vari mesi, d’una gita a Pilona, dalla cugina maestra. La borgata era molto in su, in una delle valli più lunghe delle Alpi; c’erano dalla sua città natale due ore di diligenza e due ore di cammino a piedi per una strada appena carreggiabile. Partì all’alba. La valle era bellissima; ma egli non ci badò gran fatto. Per quasi tutto il viaggio, ebbe la mente occupata a dipingersi una serie di ritratti di donna sull’immagine incerta di giovinetta che gli era rimasta della sua parente, a vagheggiare il caso che quella visita potesse dar principio a una lunga e buona amicizia o a una passione o a un capriccio, a far molte congetture intorno all’indole e ai modi di lei e ai suoi discorsi, e a raffigurarsi il quadretto piacevole della cugina e di lui seduti a tavola, soli; poichè avrebbero ben dovuto desinare insieme. E sentì una certa commozione, che gli parve fanciullaggine, quando vide spuntar tra il verde scuro della montagna le poche case che formavan la borgata di Pilona, sparse lungo la riva d’un torrente azzurrino. Girò fra due o tre orti, passò davanti a una chiesetta chiusa, e domandò della maestra