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Questione sociale 59


Fu un piacere nuovo per lui quello di trovarsi per la prima volta in quella numerosa compagnia signorile; ed era la prima volta, poichè signori non gli parevano veramente, e per la vita modestissima che menavano, e per i modi e gli usi loro poco diversi da quelli della classe inferiore, le poche persone agiate del paese, con le quali aveva qualche relazione. Nato sul confine tra il popolo minuto e la borghesia, spinto a salire in questa, non solo dall’ambizione ch’era nella sua indole, ma dalla tendenza comune della classe lavoratrice in cui era cresciuto, e preparato, per di più, a sapervi star bene dall’educazione gentile ricevuta dalla madre, e dal commercio avuto, come figliuolo di tipografo editore, con gente del miglior ceto, egli non si trovò punto a disagio, sulle prime, in mezzo a quelle famiglie d’impiegati, d’avvocati e di industriali ricchi, che l’attirarono nel loro cerchio. Quell’ultima levigatura che gli mancava, certe finezze, convenzionali più che altro, delle forme, egli aveva tanta facilità ad appropriarsele, avendo acume bastante per osservarle, che in pochi giorni nessuno si sarebbe più accorto che una volta gli fosser mancate. Si gettò dunque in quella società nuova, portandovi il suo desiderio istintivo, non già di primeggiare, ma d’ispirar simpatia con le sue maniere, di farsi benvolere per il suo carattere, e stimar quasi, per l’intelligenza e la cultura, superiore alla sua professione. E c’era in fondo a tutto questo, non tanto la speranza, quanto l’idea lieta della possibilità d’ispirare a qualche persona socialmente maggior di lui un sentimento più che di benevolenza, non col fine determinato di valersene, ma solo per sentirsi come sollevato in dignità davanti a sè medesimo, e cavarne argomento di buon augurio per altre fortune, in un campo affatto diverso.

Ma fin da principio gli toccò di fare un’esperienza spiacevole, cioè che la sua cultura, non disprezzabile per un maestro giovane, ma ristrettamente scolastica, era come moneta fuor di corso nella società mondana; egli si trovava come al buio in mezzo a tutta quella gente infarinata di letteratura europea del tempo corrente, informata, per udita se non altro, di nomi, di libri e di fatti, ch’egli non conosceva, esercitata a toccare leggermente cento soggetti, di cui egli era di-