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260 | Visi nuovi e amici vecchi |
questi esagerati pronostici tanta sincerità e tanta vivezza di sentimento, che, a suo malgrado, il maestro ne fu scosso come da una profezia credibile, e godè a sentirsela ripetere per la strada, quando accompagnò il suo piccolo prete all’albergo.
Ma tutte queste cose gli fecero molto minor senso in quei giorni di quello che in tutt’altro tempo gli avrebbero fatto, poichè ogni sua impressione era come soverchiata dal ricordo del suo incontro con la maestra Galli, al quale ritornava di continuo col pensiero. Ma tra per la confusione, che cresceva sempre, poichè ogni giorno seguitava ad arrivar nuova gente, e un poco per volontà di lei, non gli riuscì più d’intrattenerla. La vide altre due volte alle conferenze, molto lontana da lui, seduta in una cappella laterale, e tutta attenta agli oratori, con quella bella espressione della bocca, che, quand’essa ascoltava, rimaneva un poco aperta, come un bocciuolo di rosa allargato dal dito d’un bambino; la incontrò poi sotto i portici in compagnia d’altre maestre, ch’ei non conosceva, e una volta la trovò sola; ma gli sfuggì, dicendo che era aspettata. Certo, lo sfuggiva di proposito. Ma il sorriso con cui lo salutava era sempre quello che gli aveva fatto la prima volta, voltandosi indietro, un sorriso nuovo, nel quale c’era più che dell’amicizia, quasi una carezza, la fioritura di tutti i ricordi comuni, una promessa vaga, un pensiero dell’avvenire, di cui pareva che le sfuggisse, contro il suo volere, il segreto. Ed ora, pensandoci, egli non la vedeva più che con quel sorriso. E ne poteva ben vedere di più giovani e più belle, dei visi dai quali pure traspariva la bontà, la vita onesta e operosa e l’amor dell’infanzia; ma essa gli pareva più giovane di quelle, la bocca più bella era sempre la sua, nessun’altra ragazza poteva aver sofferto altrettanto, nessuna aveva la sua forza d’animo, nessuna amare i fanciulli e onorar l’ufficio suo quanto lei. E Torino oramai lo attirava principalmente per cagion sua. Una immagine gli si presentava mille volte: un quartierino al quarto piano, anche in una di quelle vie strette della vecchia città dove s’era sentito mozzare il respiro la prima volta che c’era andato dal villaggio, una piccola tavola, su cui avrebbero ammon-