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252 Visi nuovi e amici vecchi

scolastica, e che stesse per capovolgersi il mondo. Fra questi poi, che formavano la plebe di quel popolo, e quelli che primeggiavano, s’agitava, fremeva tutta una schiera di maestri e di maestre di mezza levatura, ch’eran pieni fino al gozzo di idee, di propositi, di collere e d’ambizioni, ma che non osavan parlare: e costoro si sfogavan piano coi vicini, disapprovando tutti gli oratori, e all’uscita, rabbiosi di non aver avuto il coraggio di domandar la parola, afferravano gli amici e li intronavano per delle mezz’ore. L’uscita era sempre rumorosa: davanti alla chiesa e per le strade intorno si formavan dei crocchi in cui le discussioni continuavano, e si ripetevano qualche volta le disapprovazioni e gli applausi. In questa confusione, la mattina del secondo giorno, il Ratti vide la maestra Galli che lo salutò sorridendo, e sparì tra la folla, prima ch’ei la potesse raggiungere, e un altro giorno s’imbattè nel maestro Calvi, insaccato nel suo vecchio pastrano sgualcito, con un gran fascio di carte sotto il braccio, e la faccia scontenta. Il giovane lo salutò; ma quegli appena gli rese il saluto, e, scrollando il capo, disse con un sorriso di compassione amara: — Non hanno idee! non hanno idee! — e se n’andò, curvo sotto il carico delle sue.


A metà della settimana s’era già formata in quella moltitudine una rete fitta di amicizie e di relazioni, come fra gli abitanti stabili d’un paese. Gli oratori più brillanti eran segnati a dito per le strade, e passavano in mezzo a un mormorio di curiosità; eran già conosciuti tutti i maestri d’ingegno, che s’erano acquistati una piccola celebrità nella stampa scolastica come propugnatori valorosi della causa; conosciute le maestrine conferenziere e scrittrici di Torino; cercati e interrogati certi maestri e maestre rurali, diventati famosi per avventure strane e persecuzioni subite, che avevan fatto il giro dei giornali; attorniati e festeggiati tre o quattro maestri vecchissimi, celebri per i loro sessant’anni di servizio e le loro medaglie, e citati ad esempio nei discorsi delle occasioni solenni. E a tutti questi disputavano l’attenzione pubblica sei o sette maestre bellissime, che andavano in volta per la città dalla mattina alla sera. Già a molti erano stati messi dei