Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
246 | Visi nuovi e amici vecchi |
fresco al verde cavolo, con stivaletti di marocchino e scarpacce rotte, con pezzuole bianche profumate e larghi fazzoletti turchini tabaccosi. E nella stessa famiglia cittadina c’era una varietà grande: c’eran le signorine coi guanti fino ai gomiti, e coi vestiti da cinque soldi al metro; delle maestre messe con lusso vero, il cui vestimento rappresentava tre mesi di stipendio, e chi sa che lunga serie di colazioni e di desinari aerei; delle figure d’attrici, d’operaie, di educande, di sartine, di donne emancipate, di vecchie conferenziere, di vedovelle procaci; e tra gli uomini una non meno lunga gradazione di tipi e di valori intellettuali, dal maestro professore e cavaliere, autore di libri premiati e divulgati, al vecchio tirator di carretta che non legge più un libro da vent’anni, e russa in scuola e fa il Marat all’osteria. Tutta la città pareva mutata in una vasta scuola normale in ricreazione. Le strade e i portici erano affollati. Maestri e maestre andavano a gruppi di otto o dodici d’una città o d’un mandamento, a schiere che chiudevan le strade, a piccole processioni in doppia fila, ogni momento rotte e messe in disordine da incontri d’amici, da riconoscimenti inaspettati, da formazioni improvvise di crocchi o d’affollamenti che intercettavano il passo. E gli abitanti della città pure andavano in volta, maravigliati, dilettati dal rimescolìo di quella moltitudine, che portava per tutto un’ondata di gioventù, di letteratura, di pedagogia, di civetteria, di belle speranze e di vecchie miserie.
Fra i curiosi si gettò un dei primi il Ratti, impaziente di ritrovar degli amici, ed eccogli subito lì davanti don Leri di Garasco, solo, un poco incipriato alle tempie e con le spalle alquanto arrotondate dagli anni, ma sempre maestoso, e grave di alti pensieri. Al Ratti scappò da ridere ricordando la grand’opera La religione e la scuola, e pensò di domandargli a che volume fosse arrivato.... del Gaboriau; ma il prete lo abbordò con una così bella compostezza di grande dignitario della Chiesa, distratto per un momento dal corso d’una meditazione profonda, che la domanda gli morì sulle labbra. E lo piantò dopo i primi saluti, per cercar altri. Senonchè l’oscurità crescente gli tolse di riconoscere nuovi visi. Non gli sfuggivano, peraltro, in quella oscurità, i suoi moltissimi colleghi dei due sessi, che