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VISI NUOVI E AMICI VECCHI.
Ad *** fu ricevuto con gran festa dai Goli e da sua sorella, ch’eran tutti e tre contentissimi della buona riuscita di quegli esami, coi quali si chiudeva il periodo più duro e malcerto della sua vita di maestro; e a lui parve di ritornare in porto dopo un lungo viaggio di nove anni, con qualche ammaccatura qua e là, con molte illusioni di meno, e con quel desiderio di pace che è il primo indizio della fine della gioventù; ma lieto d’esser vissuto molto, e d’aver ritrovato la via degli studi, e acquistato nelle prove passate nuove forze per i cimenti nuovi che l’aspettavano. Gli rimaneva ancora il dubbio che la giunta municipale di Torino, per mancanza di posti, non lo nominasse per quell’anno; ma una mattina gli arrivò la nomina di maestro alla scuola suburbana di Lucento, con mille lire: il più grosso stipendio che avesse mai avuto in vita sua. E allora non desiderò più nulla.
Ma un avvenimento straordinario per la sua città doveva chiudere la sua vita di maestro rurale, ed eran le conferenze pedagogiche, che il provveditore di Torino aveva bandite sei mesi prima, e a cui sarebbero concorsi maestri di tutte le parti del Piemonte, allettati anche un poco dalla gratificazione di venticinque lire, ch’era stata fissata per tutti. Le conferenze dovevan durare sette giorni. Il municipio di *** aveva