derar caduti nei lavori. All’uscita, ci fu più rimescolìo di gente che il giorno innanzi. Il Ratti e il Lérica stettero un pezzo nella strada a veder uscire tutte quelle maestre trionfanti o avvilite, pensierose o quasi piangenti, stanche, molte coi capelli e coi panni scomposti, come se uscissero da una lotta; le quali mostravan nel viso dei sospetti d’errori e dei rammarichi di pensieri e di frasi rimaste nella penna, e si scambiavano nel separarsi parole di buon augurio, di timore, di sconforto. In mezzo alla folla, il giovane si sentì chiamar da una voce dietro le spalle: — Signor Ratti! — e, voltandosi, si vide davanti la maestra Pedani. Il primo ricordo che gli balenò fu quel crudele: — Faccia gli esercizi coi manubri, — e a questo ricordo, vedendo lei così grande e florida, con quell’alterezza virile, arrossì di vergogna. Quella sorrise leggermente, ricordandosi forse la stessa cosa, e lo levò d’imbarazzo con la sua tranquilla disinvoltura, tendendogli la mano robusta. — Anche lei qui? — gli domandò, come se si fossero visti la sera prima. — È semprrre stato bene in tutto questo tempo? — Pareva che si fosse fatta anche più giovane, e più larga di spalle e più stretta di cintura, e più gagliardamente sana di corpo e di spirito di quello che fosse a Camina. — Scommetto — le disse il maestro scherzando — che lei concorre a un posto a Torino non per altro che per venir a stare nella culla della ginnastica. — E la maestra rispose senza sorridere: — Precisamente. — Il maestro le disse per complimento che poteva esser sicura del fatto suo. Ma essa scrollò il capo, in atto di dubbio. Certo, se l’esame fosse stato agli attrezzi, non se ne sarebbe data pensiero; ma l’inquietavano gli esami di lavori donneschi, quella benedetta imbastitura della camicia, per cui le accadeva di stracciar dieci metri di roba senza venir a capo di nulla, perchè non ci aveva mai avuto nè pazienza nè genio. E mentre diceva questo, un’ondata di colleghe li separò. — A rivederci il giorno della sentenza — gli disse ancora la maestra, di lontano cinque passi, facendogli con la mano un saluto da giovanotto. E il Ratti non vide più che il suo cappellino ornato di margherite, che sovrastava a tutti gli altri della folla.