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222 | Bossolano |
CONSEGUENZE.
Neppure nei dì seguenti, nè più mai il Delli disse parola del fatto, nè accennò al figliuolo lontano: diventò più taciturno, fece un viso più risoluto, e parve che si chiudesse anche più profondamente nella sua scuola. Per rifarsi, dovette accettare tutti i mezzi di guadagno: lezioni a contadini a mezzo miglio fuor del paese, ripetizioni a persone di servizio che volevan mettere bottega, e a un figliolo del macellaio, mezzo cretino, che il Ratti non aveva voluto nella sua classe. Non ebbe più un quarto d’ora di riposo nella giornata; rinunziò anche alla sua visita quotidiana all’edifizio scolastico; corresse i lavori dei suoi alunni col lapis, strada facendo. E raddoppiò ad un tempo di diligenza nella preparazione delle lezioni, nella scelta dei temi, e nella registrazione che soleva fare ogni giorno d’ogni pensiero proprio o d’altri, letto od inteso, che gli potesse giovare all’insegnamento. Sua moglie s’impensierì di quella cresciuta operosità che quasi lo toglieva affatto alla famiglia, e disse un giorno al Ratti con dolore: — Ah! non è più quello, non è più quello! — E il Ratti cercò di consolarla dicendole che, anzi, quel suo assorbirsi tutto nella scuola e nel lavoro era un buon segno, che voleva dire che aveva dimenticato. Ma essa rispose scrollando il capo: — Ah! no, non ha dimenticato. — Eppure, pareva. Nelle brevi conversazioni ch’egli teneva col Ratti, gli parlava delle cose di scuola con una larghezza e una lucidità di idee, e, con una abbondanza di nuovi concetti, che lo maravigliava come una manifestazione di facoltà non ancora da lui conosciute. Egli si lasciava andar qualche volta, come non aveva mai fatto, a far comparazioni mirabili fra intelligenze e caratteri di alunni visti a grandi intervalli di tempo, a spiegare come avesse indovinato e scosso certi ingegni riposti o tardivi, come corretti certi difetti di cuore, come svegliate certe volontà, con certe industrie proprie, con certi sforzi di pazienza ed arti sottili e gentili lungamente cercate,