incontrò una volta sola don Leri fuor della scuola, una sera di domenica, che arrivava da Torino, dov’era andato a far ricerca di certi documenti per il suo lavoro, ch’ei teneva in un pacco sotto il braccio, carezzandoli rispettosamente, come un tesoro sacro, col viso grave. Incontrava più spesso il soprintendente Toppo, che gli rendeva il saluto di mala grazia, ogni volta più rannuvolato, come se minacciasse tempesta. E un giorno riconobbe finalmente davanti a un’osteria il figliuolo del calzolaio, da un gesto che quegli fece per accennarlo a due suoi compagni, e dall’aria di sfida con cui lo guardò, cacciando le mani nelle tasche del panciotto e una gamba avanti. Egli finse di non vederlo. S’incontrarono qualche altra volta, e quegli sempre faceva l’atto di guardarsi attorno, se ci fosse gente, con ostentazione, per fargli comprendere che, se non ci fosse stato nessuno, l’avrebbe affrontato. Ma visto che il maestro mostrava un’indifferenza imperturbabile, e più forse per effetto della cessazione delle visite, la smise. Solo una notte egli e i suoi compagni briachi gli andarono a cantare sotto le finestre le cinque vocali, imitando il raglio degli asini affamati, come per esprimere insieme il concetto che avevano delle sue condizioni finanziarie, e la stima che, per conseguenza, facevano della sua professione. Ma egli non ci badò. Non gli rimaneva che un desiderio in quella vita solitaria che menava, e l’aveva fin dalla scuola, confuso con tutte quelle immaginazioni liete, benchè modestissime, dell’avvenire, a cui s’abbandonava nei suoi momenti migliori: avrebbe voluto avere nel villaggio una maestra giovane e colta, con cui stringere amicizia; un’amicizia schietta e cordiale, dalla quale potesse nascere col tempo, ma non nascesse così presto per non ingombrargli la via ai primi passi, un’altra affezione. C’era bene la giovane maestra di 1a. Ma questa non gli andava a genio per il suo carattere anfibio tra la contadinella e la signorina: egli ci vedeva l’immagine d’un mazzetto mescolato di fiori di campo e di fiori di carta, e indovinava dai suoi occhi la fermentazione di vanità e di idee monche e balzane che doveva aver prodotto in lei la insufficiente cultura letteraria, soprammessa alla incompleta educazione sociale. Se un dubbio poteva an-