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204 | Bossolano |
quando sbagliavano una parola. All’alzarsi d’uno dei più maturi, un grosso carrettiere dal viso brusco che tre mesi prima era rimasto con una gamba sotto la ruota del carro, domandò piano al maestro: — Chi è quest’alunno?
Il maestro rispose che non lo sapeva.
— Com’è possibile? — domandò il delegato, con aria diffidente.
Ma il sindaco s’affrettò a rassicurarlo dicendo il nome dell’uomo, e osservando ch’era naturale che il Ratti non sapesse ancora il nome di tutti, perchè non sostituiva il Delli che da poche sere.
Mentre un altro leggeva un brano del libro di lettura, che diceva del governo dell’Italia: monarchico costituzionale, il delegato guardò a vicenda il maestro, il lettore e gli altri alunni, come per cogliere a volo qualche ammicco o cenno furtivo con cui potessero alludere maliziosamente fra di loro ai commenti rivoluzionari che facevan le altre sere a quel paragrafo, quando non c’erano testimoni importuni. E l’alunno avendo letto con voce smorzata l’ultima frase del periodo per la patria e per il re, egli gridò: — Più forte! — quasi indispettito, guardando il maestro. — Queste son parole che bisogna insegnare a leggere con voce vibrata, poichè sono l’espressione del sentimento nazionale, la voce della coscienza e del cuore di tutti. Per la patria e per il re! Più spiccato ancora: per il re!
E come se quella parola gli risvegliasse un altro sospetto, s’avvicinò alla parete a guardare attentamente il ritratto del re, una grande litografia, nella quale trovò una macchia, di cui domandò conto, col viso accigliato. Il maestro dovette sollevare un poco il quadro per fargli vedere che la macchia era prodotta dall’umidità del muro che aveva fatto ammuffire anche la cornice. Il sindaco sorrise, come per dir: — ragazzate, — e prolungò il sorriso, perchè non sfuggisse alla scolaresca, che aveva capito la cosa.
In fine, quando il sindaco s’avviò per uscire, il delegato, senza perder d’occhio il maestro e gli alunni, gli andò dietro senza dir altro; ma, arrivato all’angolo vicino all’uscio, avendo preso, invece del proprio bastone, un altro più grosso e più pesante che v’era accanto, lo mostrò al maestro domandandogli di chi fosse.