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Una visita poliziesca 203

UNA VISITA POLIZIESCA.


Verso la fine dell’inverno egli dovette lasciare alcuni giorni la sua classe, in cui fu mandato il vice-parroco, per andare a sostituire il collega Delli, malato di gola; e fece le veci di questo anche alla scuola serale, dov’erano una ventina tra giovinetti e uomini fatti, contadini e operai. Ed ecco che la terza sera, con sua gran maraviglia, gli capitano in scuola il sindaco e il vecchio delegato. Subito gli balenò l’idea che il sindaco fosse stato indotto alla visita da quell’altro, sospettoso della sua propaganda repubblicana: gli parve anzi, ripensandoci, d’aver udito un leggero rumore all’uscio, prima che entrassero, come di gente che stesse a origliare, stropicciando i piedi pel freddo. Appena li vide, corse loro incontro. Il sindaco, che non andava mai a visitare la scuola serale, per cui pareva che avesse ripugnanza, si fece avanti col viso ridente. Il pensiero che vi potess’essere su quei banchi qualcuno dei suoi passati o futuri tagliatori di viti, gli ispirava, al vedere, un grande sentimento di benevolenza per gli alunni.... Guardò i quaderni di alcuni, sentì leggere cinque o sei, e si congratulò con tutti, mostrandosi maravigliato dei progressi che avevan fatto in sì breve tempo. — In quattro mesi! — esclamò, voltandosi verso il maestro, mentre leggeva l’ultimo — ma sa che è da stupire! — Ai giovanetti battè la mano sulla spalla. A un operaio che gli mostrò una pagina scritta d’allora: — E dopo una giornata di lavoro! — disse; — mirabile! mirabile! — Promise di far aggiungere un lume; trovò che la scuola non era abbastanza riscaldata. Ma il delegato era ben lontano dal partecipare alle sue tenerezze. Entrato col viso scuro, girando gli occhi qua e là, come un commissario di polizia in una casa sospetta, non s’andò a cacciare, come il sindaco, tra i banchi: se ne stette ritto accanto al tavolino del maestro, a osservare attentamente l’uno dopo l’altro gli alunni barbuti che s’alzavano a leggere con voci rudi, masticando dei mezzi sacrati contro sè stessi