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Poi, in una classe come quella, si poteva dire che la fatica d’insegnare era la minor cosa appetto alle infinite piccole noie che gli toccavano per cagion dell’età degli alunni. Il continuo va e vieni per un bisogno, il ragazzo che dava in pianto perchè gli s’era staccato un bottone, l’altro che metteva sossopra mezza la scuola perchè aveva perso il fozzoletto, il passaggio d’una formica sul muro che distraeva venti alunni dalla lezione, non gli lasciavan cinque minuti filati di pace nello spazio di tre ore. Egli si persuadeva che una donna soltanto può aver la maniera di pazienza che si richiede per una classe simile, la quale, più che una classe di scuola, è ancora una continuazione dell’asilo infantile. Alle volte era costretto a scendere dal suo posto per andare a spartir due che s’erano accapigliati per un chiodo, doveva interrompere una spiegazione per ordinare a un altro di soffiarsi il naso. Doveva frugare nelle tasche, cercar dentro alle bocche il boccone che negavan d’averci, infilare i cappottini all’uscita, sequestrar la roba rubata, visitare le capigliature, fasciar le piccole ferite, passar in rivista le facce per rimandare addietro almeno quelle che non eran lavate da tre giorni. Ma, del rimanente, quale campo di studio non gli presentava anche quell’età! Quali e quante varietà di caratteri, da quello che, sinceramente, si disperava per una goccia d’inchiostro caduta sul suo quaderno, a quello che pareva avesse succhiato col latte della madre una indifferenza suprema per tutte le cose umane! E che strani casi d’intelligenze oscure, che dopo tre o quattro mesi di sonno si svegliavano e si rischiaravano quasi all’improvviso, come tocche da un raggio misterioso, e d’altre che, dopo pochi mesi, senza una apparente cagione, si raggrinzavano, non ricevevano più un’idea, non davan più luogo nemmeno a un progresso meccanico nel lavoro della scrittura!

Egli ci aveva in quella classe vari tipi originalissimi, che gli offrivano oggetto di spasso e di studio continuo. Ce n’era uno, fra questi, che gli fu una prova vivente del come occorra a un maestro di bambini, fra le altre qualità, anche una fine astuzia, e di quanto sia difficile anche ad un maestro astuto l’arrivar col sospetto fino all’ultime profondità dell’i-