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Piccoli personaggi 199

della scuola. Ora dal suo magro stipendio, e dal poco che gli fruttava la scuola serale e qualche lezione privata, levava ancora l’occorrente per mantenere a Torino, in pensione da una vecchia signora, un ragazzo di diciassette anni, che faceva il secondo corso dell’istituto tecnico, e che gli aveva dato più volte dei pensieri pel suo carattere un po’ leggero. A casa ci aveva un ragazzetto di otto anni, alunno della sua classe, e una figliuola di dieci, ch’era nella scuola della Marticani, tutti e due composti, puliti e seri come lui, e che dal contegno che tenevano in sua presenza, parevano piuttosto suoi scolari che suoi figli. E con lo stesso rispetto lo trattava sua moglie, poco più giovane di lui, figliuola d’un segretario comunale; la quale aveva in viso quell’espressione continua d’inquietudine affettuosa, che è propria delle madri di famiglia sopraccariche di faccende e di cure, e intese con tutta l’anima a non perdere un minuto e a non sciupare un centesimo. Nel piccolo quartiere di tre camere e una cucina che occupavano di sopra al Ratti, non si sentiva mai un rumore insolito nè un suon di voce più alto dell’altro. A quelle ore fisse, quel dato suono di passi, quei certi rumori di seggiole smosse indicavano una vita domestica in cui l’orario era altrettanto severamente osservato che nella scuola. Tutti i giorni, ai primi rintocchi della campana della scuola, il maestro e i figliuoli scendevano, e non si sentiva più che il passo alacre della madre, che qualche volta cantava.


PICCOLI PERSONAGGI.


L’esempio di questo singolare collega ispirò al Ratti un nuovo amore per la scuola. Ma dopo sette anni che non aveva più esperienza di ragazzi piccoli, egli ritrovava in quella benedetta prima elementare delle difficoltà che lo scoraggiavano. Prima di tutte, c’era la difficoltà quasi insuperabile di ritornare con bambini di sei anni a quel metodo severo a cui aveva risoluto di attenersi per sempre dopo quei bei frutti che aveva raccolto dalla dolcezza e dall’affetto a Camina.