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190 | Bossolano |
dei fatti, e visto che al suo posto non poteva esser rimessa, aveva dato incarico al delegato scolastico di indurla con le buone a un componimento. Ma lei, venuta a Bossolano di nascosto, non appena udite le prime esortazioni, aveva dato in ismanie e coperto d’ogni sorta d’improperi il delegato, la sua famiglia, la persona di servizio, i vicini di casa, persino i carabinieri che erano accorsi alle grida. Allora il Consiglio scolastico l’aveva sospesa per sei mesi, ed era stata destinata la maestra Riccoli a sostituirla. Ma non s’era rassegnata ancora la Bargazzi, che, tornata a Torino, aveva perseguitato per un mese il provveditore e il prefetto con lettere, domande d’udienza, fermate per la strada, piagnistei e minacce per le anticamere e per le scale. Ora, finalmente, saputo che la nuova maestra era stabilita nel paese, invasata da nuovo furore, minacciava di venir a riprendere il suo posto di viva forza, a fare le sue vendette; e le due autorità, che conoscevano la lingua e l’audacia dell’amica, stavano in aspettazione d’un pessimo quarto d’ora. In ogni modo, diceva la signora, il paese se n’era liberato, ed ora si poteva dire d’avere un personale insegnante veramente esemplare. E fece della maestra Marticani un elogio a lancettate, che era una maraviglia di ferocia benigna. — È un’eccellente maestra, — disse — a cui ci sarebbe da fare un solo rimprovero, che le fa onore, insomma: ed è di tener fin troppo la disciplina, di far star le ragazze fin troppo.... a bacchetta. Del resto, è una signora educatissima, e di buona famiglia: credo che abbia un fratello scrivano da un avvocato di Novara, e uno zio capo usciere al Senato. Lei avrà già visto com’è affezionata al suo ragazzetto. Peccato che non possa far venir qui un giorno quel benedetto marito, per farla finita una volta con le dicerìe. Si sa che nei piccoli paesi s’è molto inclinati a pensar male. Essa dice che l’impiego del marito non gli permette di assentarsi da Torino. È nelle Poste, mi pare. Ma dovrebbe fare un sacrifizio. Capisco, però, che gl’impiegati della Posta di Torino hanno ben altro da fare che quelli di Bossolano: specialmente i portalettere.
E chi sa fin dove avrebbe spinto l’elogio se la parola repubblicani, detta dal delegato nel salottino accanto, non avesse richiamata la sua attenzione. Essa tacque